domenica 3 giugno 2012

consolazione divina

Siamo infelici perché cerchiamo la felicita la dove la felicita non esiste. (La prima nobile verità di Budda: la verità del dolore).


LIBRO DELLA CONSOLAZIONE DIVINA
di Maestro Eckart

     Ora io dico: se all'uomo buono e giusto accadono dall'esterno cose spiacevoli ed egli tuttavia permane con lo stesso animo imperturbabile nella pace del suo cuore, è dunque vero quello che ho detto: che nulla di ciò che gli accade può turbare il giusto. Ma se invece egli è turbato dai malanni esteriori, è veramente giusto ed equo che Dio (il Sé) abbia permesso che l'avversità accada a quest'uomo che voleva essere giusto e s'illudeva di esserlo, mentre cose tanto meschine potevano turbarlo. Se questo è il diritto del Sé, (di Dio) quest'uomo in verità non deve rattristarsene, ma goderne più che della propria vita, della quale in realtà chiunque gioisce e che è per ogni uomo più preziosa del mondo intero: a che servirebbe infatti all'uomo il mondo tutto se egli più non esistesse?
     La terza parola che possiamo e dobbiamo sapere è questa: secondo la verità naturale, il Sé solo è la sorgente e scaturigine d'ogni bene, d'ogni essenziale verità e della consolazione, e tutto ciò che non è il Sé ha in sé naturale amarezza, sconforto e dolore e non aggiunge nulla alla bontà che è del Sé ed è il Sé, anzi minimizza e copre e nasconde la dolcezza il conforto e la soavità che il Sé dona.
     Dico inoltre che ogni pena deriva dall'amore per ciò che l'avversità mi ha tolto. Se dunque la perdita di cose esteriori mi arreca pena, questo è un segno certo che amo le cose esteriori, cioè che amo veramente il dolore e l'afflizione. Che meraviglia dunque se soffro, dal momento che amo e ricerco la sofferenza e lo sconforto? Il mio cuore e il mio amore attribuiscono alla creatura la Bontà che è proprietà del Sé. Io mi rivolgo verso la creatura donde proviene naturalmente l'afflizione, e mi allontano dal Sé da cui fluisce ogni conforto. Perché dunque mi stupisco se mi rattristo e soffro? In verità, è impossibile al Sé e al mondo intero che l'uomo trovi la vera consolazione quando la cerca nelle creature. Ma chi amasse soltanto il Sé nelle creature, e le creature soltanto nel Sé, troverebbe ovunque una consolazione vera, giusta e immutabile.
     E questo può bastare per la prima parte di questo libro. (Nota: ho sostituito la parola Dio usata da Eckart con il sinonimo "orientale" Sé.)

 Dipinto di Abdul Mati Klarwein

2 commenti:

  1. LA RIFLESSIONE CHE LUI FA SULLE CAUSE INTERNE O ESTERNE DELLA SOFFERENZA DELL’uomo E’ VALIDA. LA FORMA IN CUI SCRIVE E’ PER NOI OGGI DATATA E RISENTE DELL’EPOCA DELLA SUA APPARTENENZA AL GRUPPO ERETICO DI “LIBERO PENSIERO” . LA SINTESI CON CUI SI ESPRIME IL BUDDA, OLTRE AD ESSERE CHIARISSIMO IL MESSAGGIO E’ ANCHE ASSOLUTAMENTE MODERNO, CI ENTRA DENTRO CON IMMEDIATEZZA.
    MEISTER ECKHART NEI SUOI SERMONI TEDESCHI SU “IL FONDO DELL’ANIMA” E’ UN BASIC PER ME.
    GRAZIE PER QUESTO TEMA DELLA SOFFERENZA CHE HAI PROPOSTO PER LA NOSTRA RIFLESSIONE.
    BUONA NOTTE,
    ANNA

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    Risposte
    1. “IO SONO la Via e voi non mi seguite.
      IO SONO la Verità e voi non mi credete.
      IO SONO la Vita e voi non mi cercate.
      Se siete infelici non rimproveratelo a ME!” (IO SONO)

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