foresta e montagna: regole di salita
Un gruppo di persone che vogliono divertirsi nella natura scelgono un itinerario comodo, non faticoso. Quando uno o
un sottogruppo cerca di convincere gli altri a cambiare il percorso,
lo fa perché quella dirizzone gli personalmente piace di più. Ottenere il
massimo proprio piacere dallo stare insieme è lo scopo di base. “Le regole” si
cambiano continuamente e si variano. Non è consentito che “le regole” vengano stabilite da
una sola persona, sanno che lo farà per se stesso.
Un gruppo che vuole salire sul cima di una grande montagna
ha un scopo fisso. Scelgono un istruttore a cui credono. Sono uniti con una
coda. Durante la salita ognuno è obbligato seguire le regole stabilite dall'istruttore ed eseguire i suoi ordini senza discussioni. (Stalker
ha una grossa responsabilità. I pericoli della zona li conosce solo lui. Un solo
movimento sbagliato di un “turista” puo portare le conseguenze
grave per tutti. La zona non è per turisti.)
Il tempo di scegliere itinerari comodi è finito. Per il futuro
esiste solo la salita: siamo nel punto più basso possibile – la fine di Kali Yuga. Direi che siamo in
una strana nave (link).
Ognuno deve scegliere un istruttore. La mia scelta l'ho già
fatto.
Se il vostro istruttore permette che siate voi a decidere come meglio
salire sulla montagna, significa che non è un istruttore. Se state continuando
il percorso con lui e non siete ancora caduti, significa che non siete in salita
sulla montagna.
L’errore che stai facendo, la tua Anima ti ha
confermato nei giorni 6-7.06.12. C’è sono molte altre cose da dirti ma non mi ascolti. Allora un solo consiglio: non dimenticare il tuo Saturno in quadratura con la
Luna e 222(22) di questo anno.
Non è mia intenzione cambiare le regole, ho espresso ( con tutti i 2 del caso ;)) un disagio che vivo da sempre, che avevo già espresso e che forse è in parte un disagio comune.
RispondiEliminaDobbiamo prestare attenzione alla differenza tra la materia in sé e il metodo di studio.
Non metto in discussione l'autorità nel tuo campo (materia), sono felice di averti trovato, ti seguo da anni e apprezzo il lavoro che stiamo facendo.
Il metodo si impara da chi ci ha insegnato, e sicuramente abbiamo retaggi molto diversi, la Russia degli anni '60 a confronto con l'Italia degli anni '70. Sono due mondi quasi opposti, il rigore, l'autorità e il controllo di fronte alla liberazione dalle autorità precostituite, l'emancipazione,l'uguaglianza, la creatività (un figlio del regime comunista con un gruppo di figli dei fiori, siamo quasi paradossali !!).
Ci sono diversi modi di gestire (o autogestire) un gruppo di persone, tra le diverse “forme” che passano dal triangolo al cerchio, o dalla piramide alla sfera, stanno, per esempio, esagoni e dodacaedri.
Forse questo tipo di forme non si addice alla cordata in montagna, ma forse la cordata in montagna non è l'unico esempio con cui si può descrivere l'Ascesa.
Io non voglio salire la montagna seguendo come un pecorone e senza discussioni il mio istruttore, per quanto possa amarlo e rispettarlo, voglio farlo prendendo coscienza di ogni passo, insieme al gruppo, come una comunità di salita dove ogni passaggio sia una evoluzione consapevole e anche condivisa.
Se il viaggio è il sentiero anche il metodo che usiamo per condividere il viaggio è parte del percorso, non solo la via che seguiamo è importante per la nostra crescita, e soprattutto per la scia che lasciamo ai prossimi.
Forse è più lento
Non ho fretta, ma non sono pigra.
Va bene, cara Claudia. Chiedo una sola cosa: il tuo “voglio farlo prendendo coscienza di ogni passo” deve essere apprezzato da tutto il gruppo. Dobbiamo tutti imparare a commisurare “io” e “noi”.
Eliminabene, spero che il gruppo si esprima in questo.
RispondiEliminaRispetto all'esempio che ho citato giovedì, quelli di E.B.-A.B.-AY sono testi che amo, concordo sull'idea che non siano “umani” e trovo utilissimo se non fondamentale il loro studio nella ricerca che stiamo facendo. Ogni studio, per quanto possa essere vicina o alta, esprime attraverso il linguaggio un aspetto (faccia del cristallo) della verità che si adatta al tempo e al luogo (nonostante alcuni di questi testi paiano “eterni”). La Verità E' Una ma qui, su questo piano (fisico), possiamo solo tentare di comprenderla ed esprimerla con il linguaggio che abbiamo a disposizione (altra cosa è quando siamo noi stessi su altri piani), e nella comunicazione (in questo tempo in questo luogo) non dobbiamo avere la pretesa di aver la verità in mano, nonostante possiamo percepirla, sentirla o sentirci parte di Essa. Possiamo esprimere ciò che -per noi- è Reale.
RispondiEliminaMilano è una città che pretende molto, ha un alto spirito critico )) ed è particolarmente suscettibile quando qualcuno si mostra “saccente” (scusate ma non trovo il giusto aggettivo, ma si sa che i milanesi non sopportano chi “se la tira” anche se “se la tirano” essi stessi chiaramente...), non sono certo una maestra di umiltà ma penso che nella comunicazione dobbiamo essere più umili, nel senso che siamo studenti. Forse è diverso per A.
Il mio desiderio è trovare la giusta chiave di comunicazione con il contesto in cui viviamo.
Mi piace molto il tuo desiderio di “trovare la giusta chiave di comunicazione con il contesto in cui viviamo”. Cosi la verità che vi ho trasmesso via simboli e numeri puo entrare nella “città che pretende molto” attraverso il suo linguaggio.
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